LA PENELOPIADE – CREATIVI-DAD | 2021

LA PENELOPIADE
CREATIVI-DAD

2021

ITI “G.B.B. Lucarelli”, Benevento

SINOSSI

Una classe di ragazzi in DAD, grazie a un professore creativo, rielabora l’Odissea in chiave femminile, e inverte l’ordine e la direzione del poema originario: a fare il viaggio non è qui l’eroe greco ma Penelope, che riattraversa i luoghi omerici alla ricerca del marito. Da un’iniziale diffidenza verso lo studio dei miti greci, si approda alla realizzazione di un lavoro originale che coinvolge tutti gli studenti.

I personaggi, che nel primo atto sono il professore e gli studenti in DAD, si trasformano nel secondo atto negli dei e negli eroi dell’antico poema epico, e la fantasia ha modo di scatenarsi, creando un nuovo immaginario che rimbalza dalla memoria omerica all’impatto immediato con la contemporaneità. Per cui personaggi mitici come Circe, Polifemo, Nausicaa cambiano ruolo per immergersi in uno scenario del nostro quotidiano.

Al ritorno a Itaca Penelope scopre che Ulisse, tornato poco prima di lei, è ripartito per crecarla; qui non c’è quindi il tema del ritorno, come nel poema originario, ma quello più della ricerca, più contemporaneo e dentro al nostro tempo.

Il film documentario

Lo spettacolo

Il messaggio del Ministro Prof. Patrizio Bianchi

Gentile Presidente,
desidero ringraziarLa per il graditissimo invito a partecipare alla Cerimonia di premiazione del Concorso “Scrivere il Teatro”, in occasione della Giornata Mondiale del Teatro.

Mi dispiace molto non poter essere con Voi oggi a causa di inderogabili impegni istituzionali, ma desidero inviare i più sinceri apprezzamenti per l’organizzazione di questa iniziativa, che conferma la pluriennale proficua collaborazione tra il Ministero e l’International Theatre Institute, importante organizzazione internazionale non governativa nel campo delle arti della scena fondata dall’UNESCO nel 1948, nel perseguimento dell’obiettivo educativo condiviso di stimolare la creazione artistica tra i giovani con percorsi dedicati alla scrittura e ispirati alla pace tra i popoli.

A partire dall’emanazione delle Indicazioni strategiche per l’utilizzo didattico delle attività teatrali emanate nel 2016, il Ministero ha inteso promuovere e valorizzare la pratica teatrale nelle scuole di ogni ordine e grado. Con ciò riconoscendo all’educazione teatrale, non solo la finalità educativa di acquisizione da parte delle giovani generazioni di abilità e competenze artistiche, ma anche la peculiare dimensione pedagogica trasversale del teatro, nella misura in cui contribuisce profondamente alla crescita della persona nella sua pienezza cognitiva ed emotiva.
In questo momento di particolare difficoltà, l’attività teatrale consente agli studenti di esprimere e riflettere sugli stati d’animo propri e dell’altro, nell’ambito del personale percorso di formazione come cittadino responsabile e partecipe alla vita sociale, culturale ed economica del paese.

Colgo l’occasione per formulare ai docenti, agli studenti, al Centro Italiano dell’International Theatre Institute e a tutti i partecipanti, i più cordiali saluti e i più sinceri auguri per la migliore riuscita dell’evento

Sperando che presto possano esserci nuove occasioni per potermi unire a Voi, rinnovo a Lei e a tutti Voi il mio augurio per un proficuo lavoro.

Prof. Patrizio Bianchi

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Motivazione della giuria

Il testo “Creativi Dad. Penelopiade” rivela una struttura drammaturgica interessante che attinge all’Odissea ma per reinventarla, attualizzarla, crea un nuovo immaginario che rimbalza dalla memoria omerica all’impatto immediato con la contemporaneità. Per cui personaggi mitici come Circe, Polifemo, Nausicaa cambiano ruolo per immergersi in uno scenario del nostro quotidiano dalle tinte simpaticamente assurde. Il testo, tra i tanti meriti, inverte l’ordine e la direzione del poema originario: a fare il viaggio non è qui l’eroe greco ma Penelope che riattraversa i luoghi omerici alla ricerca del marito di nome Ulisse. Lo spostamento di tempo è anche lo spostamento del maschile verso uno spazio secondario rispetto ad un femminile che prende tutta la scena, devo ammettere con piacere, non per stupire, come si fa spesso nel teatro professionistico, ma per giocare con sincerità con il senso o il non senso della vita.

Il gioco si rivela teatralità pura, macchina in bell’equilibrio tra immagine e parola, visione del mondo che supera le mura scolastiche.

La trasposizione al femminile cambia il paradigma stesso dell’Odissea. Se il poema di Omero tratta del ritorno, intorno a cui si arrovella la vicenda di Ulisse verso Itaca, Penelopiade tratta della ricerca, e sicuramente il tema della ricerca è più contemporaneo, dentro al nostro tempo, espressione della stessa tensione di una nuova generazione giovanile in cerca di una diversa posizione del “padre”. La ricerca è vortice di tempo, giro incessante, eterna circolarità dell’umano. Produce paradossi, equivoci, ilarità, e in questo caso anche spostamenti drammaturgici continui, fecondi per la scrittura, fino all’estremo che è la creazione del finale. All’arrivo a Itaca Penelope trova che questa volta è Ulisse, una volta rientrato, che riparte a cercare la moglie Penelope che non è a casa. A sua volta Penelope riparte per lo stesso motivo. Il testo lascia intravedere finalmente un incontro dalle parti di Nausicaa ma è superfluo rispetto alla costruzione drammaturgica. La danza del tempo, della ricorsa, come in un delirio alla Feydeau, struttura il testo come una ruota e chi ci sta dentro è destinato a riprendere il cammino da dove crede d’averlo lasciato. L’incontro è un appuntamento rimandato. Ma vale la pena cercarsi.
Il testo monta un continuo va e viene da Itaca, non più luogo di arrivo ma di ripartenza. La ricerca umana non si conclude mai perché “cercarsi” è una sublime finzione dell’esistenza.

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Galleria fotografica (foto di Emilia Diario)

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TESTI SEGNALATI 2021

SEGNALATO SCUOLE SECONDARIE II GRADO

LAST HOPE

Liceo artistico “Gaetano Chierici”, Reggio Emilia

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Motivazione della giuria

Le quattro ragazze e il ragazzo autori di questo intenso, adrenalinico atto unico si immaginano protagonisti di una spaventosa avventura tra le rovine di una Reggio Emilia post-apocalittica. L’immaginario cinematografico, da fantascienza distopica, è tradotto con efficacia in dinamica teatrale: le azioni sceniche sono coerenti e incalzanti, i dialoghi credibili. Come spesso accade nella scrittura “di genere”, il mondo fantastico evocato o rappresentato si fa metafora di quello reale. Dai personaggi di Last Hope emerge con forza la volontà di non abbandonare mai, nemmeno nelle condizioni più avverse, la speranza e una profonda fiducia nella solidarietà umana.
Renato Gabrielli

SEGNALATO SCUOLE SECONDARIE I GRADO

CHIUSI DENTRO

IC “Umberto Eco”, Milano

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Motivazione della giuria

Il testo scritto dai ragazzi dell’IC “Umberto Eco” di Milano si segnala non soltanto per l’originalità della riscrittura del più noto degli eventi narrati nei poemi omerici, ma anche per l’efficacia della situazione scenica, che rimanda metaforicamente e senza mai fare riferimenti diretti ad una condizione di costrizione quanto mai attuale.
Un assai ben congegnato meccanismo di ribaltamento dei piani narrativi ci trasporta, infatti, all’interno del Cavallo di legno, apparentemente abbandonato sulla spiaggia di Ilio, e ci sospende in un’attesa tragicomica. Un’attesa che si consuma, non all’interno della testa, laddove Ulisse e Menelao, presenze appena evocate e pendenti dall’alto, possono osservare le mura e le porte di Troia, studiare le mosse del nemico e verificare l’esito del proprio inganno. Ma nel ristretto e marginale spazio di una zampa, per di più posteriore, in cui due soldati a corto di acqua e di aria – l’irrequieto e disilluso Merione e il devoto e bellicoso Trasimede – altra libertà non hanno che guardare impazienti dal buco sbagliato, inutile e rivolto verso il mare.
Non resta loro che impegnarsi a vicenda in una fitta schermaglia all’interno di questa sospensione, in equilibrio tra il desiderio di evasione del primo e le rassicurazioni e i pruriti guerreschi dell’altro, tra il mondo di fuori, apparentemente vuoto e fermo, e le frammentarie notizie ricevute dai piani alti, sempre indirette e filtrate dal solo Idomeneo, penultimo anello della catena. Una disputa che si snoda fino alla risoluzione finale, che ironicamente non può che confermare su chi ricadano le conseguenze delle necessità dei potenti.

Massimo Barilla

SEGNALATO SCUOLE PRIMARIE

STRINGIMI FORTE, NONNO!

IC “Piaget-Majorana”, Roma

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Motivazione della giuria

Quest’anno sono stati tantissimi i testi che prendevano come spunto il periodo di clausura e di rischio che stiamo vivendo. E’ ovvio che i bambini e i ragazzi siano i primi a sentirne le conseguenze, e che il cambiamento brusco della vita quotidiana è stato per loro devastante: via dalla scuola, la DAD… ma forse non ci rendiamo conto fino in fondo cosa vuol dire per loro non abbracciarsi e non giocare insieme dandosi spintoni.

Ci voleva la freschezza e l’allegria delle 14 bambine e degli 11 bambini della terza elementare dell’IC Piaget – Majorana di Roma, con la loro maestra Francesca, per farci riflettere e divertire su tutto questo, con un racconto di fantascienza. Siamo nell’anno 2.101, 80 anni dopo la pandemia; i bambini giocano con gli ologrammi e con la consolle tridimensiolografica (“ma come facevano i nonni a gioca’ su un coso piatto e quadrato?”), e quando vengono puniti gli tocca mezz’ora di simulazione di botte (“pensa che loro da piccoli le pijavano davvero, che infanzia disgraziata!”). In questa routine si compie un viaggio segreto in cantina, e si apre un baule polveroso. Ne escono oggetti misteriosi, e il nonno che appare e scopre la marachella inizia a spiegare cosa sono, a partire dalle mascherine anti-Covid, e a raccontare cosa successe in quell’epoca, quando lui era un bambino come loro. E qui parte il gioco divertente delle scenette e degli scimmiottamenti: i saluti (coi gomiti o col “footshake”), entrare in classe con lo scafandro protettivo, giocare a distanza, non potersi vedere con la fidanzatina, fino alle interrogazioni in cui – a causa delle mascherine – per la maestra è difficilissimo beccare chi suggerisce!

La collocazione nel futuro ci rimanda quello di cui non ci rendiamo pienamente conto, cioè che siamo in mezzo a un evento storico fondamentale che ci trasformerà profondamente. Sono i bambini a suggerirci qualcosa di quello che si dirà tra 80 anni, e a trascinarci in un gioco degli affetti che – dopo la noia degli adulti appiccicosi dell’inizio – ci commuove nell’abbraccio finale che dà il titolo alla pièce: “Stringimi forte, nonno!”. Il fatto che sia la scrittura teatrale a far compiere al gruppo questo viaggio, con la sua potenza latente di trasformarsi in play, in gioco collettivo, ci dimostra ancora una volta la necessità vitale del teatro.

Giorgio Zorcù

MENZIONE SPECIALE

DIALOGO DI PATRICK ZAKI E DEL SUO GENIO FAMILIARE

IIS “Leonardo da Vinci”, Maccarese-Roma

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Motivazione della giuria

Il testo ‘Dialogo di Patrick Zaki e del suo genio familiare’ presenta, ispirandosi liberamente al “Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare” di Giacomo Leopardi, un dialogo immaginario tra Patrick Zaki e il suo genio familiare che si svolge nella cella di una prigione.

La drammaturgia è dedicata a Patrick Zaki, l’attivista e ricercatore egiziano, che si trova ingiustamente in detenzione preventiva nelle carceri egiziane dall’8 febbraio 2020 fino a data da destinarsi, per la cui liberazione Amnesty International ha lanciato una campagna globale di sensibilizzazione che ha visto una grande mobilitazione della società civile. Il testo scritto da Carlotta Gaudio, Giulia Indino, Eleonora Zarzana dell’IIS “Leonardo da Vinci” di Roma, appare come una evocazione ed invocazione della Libertà, un anelito di vita nella drammatica consapevolezza di un’Ingiustizia subita. Potere finalmente respirare la vita, poter riconquistare il valore della propria vita, come ogni vita umana che ha dignità e diritto di esistenza e non può, si legge nel testo, essere ‘sacrificata sull’altare delle convenienze economiche’. La giuria ha ritenuto di fare una menzione speciale del testo per la rilevanza del tema trattato, per la sensibilità civica e la scrittura che delicatamente riesce a far sentire lo strazio di chi, come Patrick Zaki, è stato forzosamente privato della propria libertà e privato del diritto di difenderla.

Fabio Tolledi

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Vincitori e segnalati 2021

VINCITORI E SEGNALATI 2021

Scarica qui il messaggio del Prof. Patrizio Bianchi, Ministro dell’Istruzione

VINCITORE ASSOLUTO

LA PENELOPIADE: CREATIVI – DAD

ITI “G.B.B. Lucarelli”, Benevento

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Motivazione della giuria

Il testo “Creativi Dad. Penelopiade” rivela una struttura drammaturgica interessante che attinge all’Odissea ma per reinventarla, attualizzarla, crea un nuovo immaginario che rimbalza dalla memoria omerica all’impatto immediato con la contemporaneità. Per cui personaggi mitici come Circe, Polifemo, Nausicaa cambiano ruolo per immergersi in uno scenario del nostro quotidiano dalle tinte simpaticamente assurde. Il testo, tra i tanti meriti, inverte l’ordine e la direzione del poema originario: a fare il viaggio non è qui l’eroe greco ma Penelope che riattraversa i luoghi omerici alla ricerca del marito di nome Ulisse. Lo spostamento di tempo è anche lo spostamento del maschile verso uno spazio secondario rispetto ad un femminile che prende tutta la scena, devo ammettere con piacere, non per stupire, come si fa spesso nel teatro professionistico, ma per giocare con sincerità con il senso o il non senso della vita.

Il gioco si rivela teatralità pura, macchina in bell’equilibrio tra immagine e parola, visione del mondo che supera le mura scolastiche.

La trasposizione al femminile cambia il paradigma stesso dell’Odissea. Se il poema di Omero tratta del ritorno, intorno a cui si arrovella la vicenda di Ulisse verso Itaca, Penelopiade tratta della ricerca, e sicuramente il tema della ricerca è più contemporaneo, dentro al nostro tempo, espressione della stessa tensione di una nuova generazione giovanile in cerca di una diversa posizione del “padre”. La ricerca è vortice di tempo, giro incessante, eterna circolarità dell’umano. Produce paradossi, equivoci, ilarità, e in questo caso anche spostamenti drammaturgici continui, fecondi per la scrittura, fino all’estremo che è la creazione del finale. All’arrivo a Itaca Penelope trova che questa volta è Ulisse, una volta rientrato, che riparte a cercare la moglie Penelope che non è a casa. A sua volta Penelope riparte per lo stesso motivo. Il testo lascia intravedere finalmente un incontro dalle parti di Nausicaa ma è superfluo rispetto alla costruzione drammaturgica. La danza del tempo, della ricorsa, come in un delirio alla Feydeau, struttura il testo come una ruota e chi ci sta dentro è destinato a riprendere il cammino da dove crede d’averlo lasciato. L’incontro è un appuntamento rimandato. Ma vale la pena cercarsi.
Il testo monta un continuo va e viene da Itaca, non più luogo di arrivo ma di ripartenza. La ricerca umana non si conclude mai perché “cercarsi” è una sublime finzione dell’esistenza.

L.P.

SEGNALATO SCUOLE SECONDARIE II GRADO

LAST HOPE

Liceo artistico “Gaetano Chierici”, Reggio Emilia

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Motivazione della giuria

Le quattro ragazze e il ragazzo autori di questo intenso, adrenalinico atto unico si immaginano protagonisti di una spaventosa avventura tra le rovine di una Reggio Emilia post-apocalittica. L’immaginario cinematografico, da fantascienza distopica, è tradotto con efficacia in dinamica teatrale: le azioni sceniche sono coerenti e incalzanti, i dialoghi credibili. Come spesso accade nella scrittura “di genere”, il mondo fantastico evocato o rappresentato si fa metafora di quello reale. Dai personaggi di Last Hope emerge con forza la volontà di non abbandonare mai, nemmeno nelle condizioni più avverse, la speranza e una profonda fiducia nella solidarietà umana.
Renato Gabrielli

SEGNALATO SCUOLE SECONDARIE I GRADO

CHIUSI DENTRO

IC “Umberto Eco”, Milano

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Motivazione della giuria

Il testo scritto dai ragazzi dell’IC “Umberto Eco” di Milano si segnala non soltanto per l’originalità della riscrittura del più noto degli eventi narrati nei poemi omerici, ma anche per l’efficacia della situazione scenica, che rimanda metaforicamente e senza mai fare riferimenti diretti ad una condizione di costrizione quanto mai attuale.
Un assai ben congegnato meccanismo di ribaltamento dei piani narrativi ci trasporta, infatti, all’interno del Cavallo di legno, apparentemente abbandonato sulla spiaggia di Ilio, e ci sospende in un’attesa tragicomica. Un’attesa che si consuma, non all’interno della testa, laddove Ulisse e Menelao, presenze appena evocate e pendenti dall’alto, possono osservare le mura e le porte di Troia, studiare le mosse del nemico e verificare l’esito del proprio inganno. Ma nel ristretto e marginale spazio di una zampa, per di più posteriore, in cui due soldati a corto di acqua e di aria – l’irrequieto e disilluso Merione e il devoto e bellicoso Trasimede – altra libertà non hanno che guardare impazienti dal buco sbagliato, inutile e rivolto verso il mare.
Non resta loro che impegnarsi a vicenda in una fitta schermaglia all’interno di questa sospensione, in equilibrio tra il desiderio di evasione del primo e le rassicurazioni e i pruriti guerreschi dell’altro, tra il mondo di fuori, apparentemente vuoto e fermo, e le frammentarie notizie ricevute dai piani alti, sempre indirette e filtrate dal solo Idomeneo, penultimo anello della catena. Una disputa che si snoda fino alla risoluzione finale, che ironicamente non può che confermare su chi ricadano le conseguenze delle necessità dei potenti.

Massimo Barilla

SEGNALATO SCUOLE PRIMARIE

STRINGIMI FORTE, NONNO!

IC “Piaget-Majorana”, Roma

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Motivazione della giuria

Quest’anno sono stati tantissimi i testi che prendevano come spunto il periodo di clausura e di rischio che stiamo vivendo. E’ ovvio che i bambini e i ragazzi siano i primi a sentirne le conseguenze, e che il cambiamento brusco della vita quotidiana è stato per loro devastante: via dalla scuola, la DAD… ma forse non ci rendiamo conto fino in fondo cosa vuol dire per loro non abbracciarsi e non giocare insieme dandosi spintoni.

Ci voleva la freschezza e l’allegria delle 14 bambine e degli 11 bambini della terza elementare dell’IC Piaget – Majorana di Roma, con la loro maestra Francesca, per farci riflettere e divertire su tutto questo, con un racconto di fantascienza. Siamo nell’anno 2.101, 80 anni dopo la pandemia; i bambini giocano con gli ologrammi e con la consolle tridimensiolografica (“ma come facevano i nonni a gioca’ su un coso piatto e quadrato?”), e quando vengono puniti gli tocca mezz’ora di simulazione di botte (“pensa che loro da piccoli le pijavano davvero, che infanzia disgraziata!”). In questa routine si compie un viaggio segreto in cantina, e si apre un baule polveroso. Ne escono oggetti misteriosi, e il nonno che appare e scopre la marachella inizia a spiegare cosa sono, a partire dalle mascherine anti-Covid, e a raccontare cosa successe in quell’epoca, quando lui era un bambino come loro. E qui parte il gioco divertente delle scenette e degli scimmiottamenti: i saluti (coi gomiti o col “footshake”), entrare in classe con lo scafandro protettivo, giocare a distanza, non potersi vedere con la fidanzatina, fino alle interrogazioni in cui – a causa delle mascherine – per la maestra è difficilissimo beccare chi suggerisce!

La collocazione nel futuro ci rimanda quello di cui non ci rendiamo pienamente conto, cioè che siamo in mezzo a un evento storico fondamentale che ci trasformerà profondamente. Sono i bambini a suggerirci qualcosa di quello che si dirà tra 80 anni, e a trascinarci in un gioco degli affetti che – dopo la noia degli adulti appiccicosi dell’inizio – ci commuove nell’abbraccio finale che dà il titolo alla pièce: “Stringimi forte, nonno!”. Il fatto che sia la scrittura teatrale a far compiere al gruppo questo viaggio, con la sua potenza latente di trasformarsi in play, in gioco collettivo, ci dimostra ancora una volta la necessità vitale del teatro.

Giorgio Zorcù

MENZIONE SPECIALE

DIALOGO DI PATRICK ZAKI E DEL SUO GENIO FAMILIARE

IIS “Leonardo da Vinci”, Maccarese-Roma

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Motivazione della giuria

Il testo ‘Dialogo di Patrick Zaki e del suo genio familiare’ presenta, ispirandosi liberamente al “Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare” di Giacomo Leopardi, un dialogo immaginario tra Patrick Zaki e il suo genio familiare che si svolge nella cella di una prigione.

La drammaturgia è dedicata a Patrick Zaki, l’attivista e ricercatore egiziano, che si trova ingiustamente in detenzione preventiva nelle carceri egiziane dall’8 febbraio 2020 fino a data da destinarsi, per la cui liberazione Amnesty International ha lanciato una campagna globale di sensibilizzazione che ha visto una grande mobilitazione della società civile. Il testo scritto da Carlotta Gaudio, Giulia Indino, Eleonora Zarzana dell’IIS “Leonardo da Vinci” di Roma, appare come una evocazione ed invocazione della Libertà, un anelito di vita nella drammatica consapevolezza di un’Ingiustizia subita. Potere finalmente respirare la vita, poter riconquistare il valore della propria vita, come ogni vita umana che ha dignità e diritto di esistenza e non può, si legge nel testo, essere ‘sacrificata sull’altare delle convenienze economiche’. La giuria ha ritenuto di fare una menzione speciale del testo per la rilevanza del tema trattato, per la sensibilità civica e la scrittura che delicatamente riesce a far sentire lo strazio di chi, come Patrick Zaki, è stato forzosamente privato della propria libertà e privato del diritto di difenderla.

Fabio Tolledi

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TU DOV’ERI, QUANDO E’ SUCCESSO? | 2016

TU DOV’ERI, QUANDO E’ SUCCESSO?

2016

Liceo Scientifico “Leonardo Da Vinci” di Sora (FR)

Motivazione della giuria

Una capacità d’introspezione psicologica acuta e già matura ha guidato la stesura di questo brano drammaturgico intenso, serrato, in cui la rievocazione di una violenza mortale subita inchioda lo spettatore a un turbamento indefinibile, senza che mai si ricorra all’enfasi e alla retorica.

In una situazione per eccellenza statica, quella di un immaginario monologo post mortem, il linguaggio ricco d’immagini e al tempo stesso concreto, aderente alla fisicità, offre all’interprete una materia prima teatrale vibrante e animata – come evidenzia il titolo – dall’urgenza di una domanda. E proprio di domande urgenti, difficili, insidiose, anziché di facili risposte, si nutre il teatro più vivo e necessario.

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MA C’È UN EMOTICON PER IL “TERREMOTO”? | 2017

MA C’È UN EMOTICON PER IL “TERREMOTO”?

2017

Istituto Omnicomprensivo De Gasperi – Battaglia di Norcia

Motivazione della giuria

E’ una drammaturgia originale, straordinariamente felice nel quadro generale di un ripensamento necessario della funzione del teatro nella realtà contemporanea.

Il testo che ha come attori gli utilizzatori di WhatsApp nei giorni tragici del terremoto a Norcia, scandisce al suo interno il vissuto come un rosario della fragilità, ma anche un tempo poetico forte, imprevedibile, che arriva dalla trasformazione di una pagina eterea come quella del social in piattaforma creativa di teatro di comunità. Il risultato è una esperienza identitaria, un rito di appartenenza che si sostanzia in teatro e a produrlo sono gli esecutori di verità, gli studenti, ugualmente attori ugualmente spettatori senza più posizione frontale come nello spettacolo in generale. Dinanzi all’esperienza collettiva di perdita e di disorientamento la giovane comunità, proprio in situazione di pericolo, costruisce la lingua di difesa della propria struttura sociale, affettiva.

Non si tratta della lingua nazionale, né del dialetto e della lingua madre, ma della lingua dell’emergenza o lingua sismica. Questa porta in sé, accanto al dolore della separazione di chi la parla, il bisogno estremo del ricongiungimento, utilizza l’alfabeto della fuga per la velocità e l’immediatezza con cui l’atto del messaggiare è possibile all’istante e ovunque. E chissà che questa interpretazione fatta dai giovani di Norcia non ridefinisca il sistema stesso della comunicazione “cellulare” nel nostro tempo.

Il testo, mettendo in ordine cronologico i messaggi della chat compresi gli emoticon, raggiunge il suo apice drammaturgico nella ricognizione dell’esserci. Ogni partecipante ha bisogno di sapere chi c’è ancora nel mondo, come sta il mondo, chi è rimasto nella sua terra, nella sua casa, nella sua scuola. E’ il teatro dei corpi indifesi, dell’impreparazione alla disgregazione, come in tutto il teatro di sempre.

L’uso del messaggio nella sua forma online, breve, succinto, povero ed anche sgrammaticato, non ha ovviamente nella comunicazione quotidiana la potenza narrativa della parola dei messaggeri del teatro greco. Qui invece riemerge in tutta la sua capacità di raccontare e far vedere con gli occhi di chi è stato ed è presente sulla scena dell’evento, il turbamento giovanile e il suo bisogno di scongiurare la solitudine dinanzi alla voragine dell’incognito.

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Spettacolo integrale

Video promozionale

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BASTAVA UN ABBRACCIO | 2018

BASTAVA UN ABBRACCIO

2018

Laboratorio di scrittura Creativa – 4A e 4B del Liceo Artistico “Max Fabiani” di Gorizia

SINOSSI

La storia di Angela, una bambina deceduta a quindici anni, dentro l’indifferenza del manicomio, Angela è morta senza morire, e da anni rimbalza tra la polvere di un archivio dimenticato, chiedendo alle migliaia di destini infausti marchiati sulle cartelle: Ma quand’è che passa la mia vita, quella che non sono ancora riuscita a vivere?… La tematica del disagio mentale e della rivoluzione portata dalla Legge Basaglia, vista con gli occhi della gioventù di oggi. Tutto si svolge durante una visita presso l’ex Manicomio di Gorizia, i ragazzi della scolaresca in visita conoscono Angela, una bambina invisibile, e i suoi compagni prigionieri essi stessi del manicomio, creature visibili. Tutti sono prigionieri delle loro cartelle cliniche nel polveroso e puzzolente archivio dell’ex Manicomio; i visitatori entrano nel loro mondo e maturano la volontà di liberare le tante storie di cui partecipano inermi. In un intreccio tra storie passate e presenti, personaggi invisibili e visibili imprigionati nei loro destini, impotenti di fronte agli accadimenti, in una storia che si interroga su aspetti del passato e del presente in un continuo dialogo/confronto.

Motivazione della giuria

Esito drammaturgico di un percorso educativo approfondito e coerente sul disagio mentale e la memoria delle terribili condizioni vissute dai pazienti degli ospedali psichiatrici prima della Legge Basaglia, Bastava un abbraccio mette a confronto, tramite un’idea teatrale semplice e fantasiosa, un gruppo di ragazzi di oggi con i fantasmi di persone un tempo recluse nell’ex manicomio di Gorizia.

Nella scrittura collettiva, vivace e mai enfatica, si alternano fluidamente passaggi drammatici e umoristici, evocazione poetica e crudo realismo, sempre mantenendo un delicato equilibrio compositivo. Un esempio di teatro civile libero da ingombri retorici, fondato sulla conoscenza della storia e su una solida pedagogia degli affetti.

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TI HO TROVATO! | 2019

TI HO TROVATO!

2019

V A Elettronica IIS “E. Majorana” di Rossano (Cs)

Motivazione della giuria

La soffitta, il baule, le foto ricordo, costituiscono per Giuseppe una vita alternativa da “rifugio” per fare fronte al dolore della perdita della madre e al rapporto conflittuale col padre. Il luogo segreto di Giuseppe nasce dalla necessità di adattare il vissuto al dolore, alla perdita di senso della vita e al disagio nei confronti degli altri. Ma tutto questo dona al testo una struttura drammaturgica sorprendente, che fa tesoro della creazione di un tempo e di uno spazio, specifici, su cui trova sostanza il   linguaggio teatrale. La fotografia è l’anello di trasmissione delle emozioni e della memoria di un rapporto interrotto violentemente tra madre e figlio. Ma è anche l’immagine muta di uno scavo doloroso dentro la materia esistenziale in età adolescenziale, esposta ai turbamenti e ai silenzi di una vita da capire e da sostenere.  Tra l’assenza e la presenza, nell’inconciliabile rapporto tra spazio segreto e spazio pubblico, in cui Giuseppe si dibatte, il tempo drammaturgico instaura un legame tanto forte e tanto fragile, attraverso l’Ora d’Oro, quella prossima al tramonto, che Giuseppe continua a fotografare così come aveva fatto sua madre. Giuseppe, fotografo dell’esistenza, in fondo sa che l’attimo fuggente, attraverso la foto, incolla gli strappi del tempo. Ma fino a quando il motivo ricorrente di stampo materno “Ti ho trovato!”, vissuto come soliloquio interiore nello spazio segreto della soffitta, non passa nella realtà, sulla bocca di un’altra donna, in questo caso Maria la compagna di scuola, il contatto tra irrealtà e realtà non potrà essere ripristinato. Il titolo ne predice l’esito finale, come una formula catartica. In mezzo, nello scioglimento dell’azione, ci sta anche il risanamento del rapporto padre-figlio. Questo passa ugualmente attraverso la fotografia. Un altro patrimonio della memoria costituito dalle foto scattate dal padre a madre e figlio per fissare momenti di vita che la malattia avrebbe inghiottito. Il testo costruisce così un interessante triangolo della memoria che, agitato in un primo momento dalla tempesta della vita, trova un ordine nella realtà attraverso il classico superamento della “prova”, fino al ricominciamento del battito del tempo quotidiano: il pallone che torna a rotolare nel tempo impreciso della giornata giovanile.

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DISCRIMINATIANONIMI.IT | 2020

DISCRIMINATIANONIMI.IT
disagio per chi?

2020

Liceo Linguistico “B. Secusio” di Caltagirone, Classe III BL

SINOSSI

Cinque studenti si riuniscono casualmente in un’aula abbandonata della scuola, perché discriminati da alcuni compagni bulli. Felipe è un ragazzo omosessuale, Selma è una straniera poliglotta, Ana è un’aspirante modella sovrappeso, Juan è un nerd con la passione per la tecnologia e Sol è una giovane forte e determinata, che vorrebbe diventare meccanico.

Una volta scoperti dal nuovo bidello dell’Istituto, gli alunni cercheranno di raccontarsi seduti in cerchio, improvvisando così una stramba terapia di gruppo, in cui ogni paziente pensa di avere il problema più importante da risolvere. Davanti alla reazione degli alunni, il bidello cercherà di far capire loro che tutti possono soffrire un disagio: “Ogni persona che vedi sta lottando una battaglia che non conosci”.

Colpiti dalle parole del bidello, i ragazzi decidono di creare un sito internet attraverso il quale risponderanno, in maniera anonima, a tutte le richieste di aiuto da parte dei compagni di scuola. A collaborare con la banda dei Discriminati Anonimi, arriveranno anche Leopolda e Leonarda, due sorelle gemelle affette da un disturbo dipendente di personalità.

E se fossero proprio i bulli a chiedere aiuto attraverso la pagina web? Può un soggetto discriminante soffrire tanto quanto colui che viene discriminato? E se il bidello nascondesse un segreto che solo la Preside conosce?

Dopo diversi colpi di scena gli alunni arriveranno alla consapevolezza di essere tanto diversi quanto uguali, poiché un disagio può dividere, ma anche, e soprattutto, unire. 

Il film documentario

Lo spettacolo

Vai alla playlist con i contenuti extra

Motivazione della giuria

Un posto segreto, a parte, che come tutti i luoghi-rifugio sa di abbandono. Un luogo clandestino addirittura della scuola, dove riconoscersi, tra disadattati e inadeguati, sigilla un nuovo modo di stare insieme, dove il rito terapeutico del raccontarsi coincide con il rito stesso del teatro. La mancanza di comunicazione e di accettazione dell’altro, di cui soffrono i protagonisti, diventa dibattito come una seduta psicanalitica collettiva.

Si cerca il dialogo, fare squadra tra giocatori che la società giudica di poco valore. Risiede qui il merito maggiore del testo “DiscriminatiAnonimi.it” che oltre a inventare un sorprendente nodo drammaturgico di scrittura, produce uno scarto ironico tra la situazione reale e quello che si vuole rappresentare. Il gruppo dei discriminati anonimi ha proprio il guizzo geniale di spazzare via ogni barriera discriminatoria con l’arma dell’ironia, svuotando di qualunque potere distruttivo le pressioni della mentalità comune. Il gruppo, mettendo in campo la condizione personale di disagio dei partecipanti, trova da sé una uscita che seppure alla lontana ricorda l’esperimento di catarsi della tragedia greca.

Deus ex machina il bidello. Figura anch’essa di margine, ma felicemente recuperata nella memoria di tutti i noi come il padre clandestino di tante generazioni scolastiche. Nel testo l’effetto “tragico” in chiave contemporanea si chiama web e l’indirizzo, che dà il titolo al testo, è la via verso una condivisione globale di un evento ugualmente clandestino, perché, sebbene sia accessibile a tutti, ognuno può accedervi in maniera anonima, compresa la preside della scuola.

L’iper-rifugio globale DiscriminatiAnonimi.it nasce quindi da una nutrita categoria di inadattati, dai gay agli emigrati, che, lungi dal ripetere i rituali comuni di discriminazione, forma una comunità parallela capace di ribaltare il destino, come nelle migliori rivoluzioni, seppure qui con la leggerezza e la freschezza del caso. Ma la sorpresa è raddoppiata nel momento in cui uno dei protagonisti, pur dichiarandosi disinteressato alla comunità dei discriminati, alla fine produce un altro livello drammaturgico del testo, il suo doppio in spagnolo. Felipe trascrive in altra lingua, come in un’altra differenza dell’ascolto, la storia del gruppo. Tutto questo per dirvi che chiunque ne abbia bisogno consulti pure, anche in una lingua straniera, il sito DiscriminatiAnonimi.it.

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Messaggio dell’On. Lucia Azzolina, Ministro dell’Istruzione

Carissimi,
il concorso “Scrivere il Teatro” è ormai una bella e importante consuetudine per la scuola italiana e per il Ministero dell’Istruzione. Il successo dell’iniziativa è sicuramente dovuto alla sua capacità di liberare le migliori energie creative di studentesse e studenti, sempre assistiti dal lavoro straordinario dei loro insegnanti. Di introdurli in un mondo, quello della drammaturgia, che ricopre un ruolo di primo piano nella nostra tradizione culturale.

Il Teatro è sempre stato anche uno degli strumenti con cui donne e uomini hanno letto la realtà. E oggi che, per via dell’emergenza sanitaria, una realtà del tutto nuova e inedita si è affacciata nella nostra quotidianità, entrando con forza anche nella vita scolastica, il Teatro può costituire uno strumento doppiamente importante per individuare nuove chiavi interpretative per il nostro presente.

L’evento di oggi ci permette di inserire una bellissima occasione all’inizio di questo anno scolastico così particolare, accrescendo e rinnovando la nostra voglia di far ripartire la scuola con tutta la passione, l’entusiasmo, la competenza e professionalità di cui è capace. Faccio le mie congratulazioni a tutti i vincitori e sono certa che il grande talento di tutti gli Istituti che hanno partecipato sarà un positivo esempio per tutte le studentesse e gli studenti d’Italia.

Il Ministro
On. Lucia Azzolina

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