LA PENELOPIADE
CREATIVI-DAD

2021

ITI “G.B.B. Lucarelli”, Benevento

SINOSSI

Una classe di ragazzi in DAD, grazie a un professore creativo, rielabora l’Odissea in chiave femminile, e inverte l’ordine e la direzione del poema originario: a fare il viaggio non è qui l’eroe greco ma Penelope, che riattraversa i luoghi omerici alla ricerca del marito. Da un’iniziale diffidenza verso lo studio dei miti greci, si approda alla realizzazione di un lavoro originale che coinvolge tutti gli studenti.

I personaggi, che nel primo atto sono il professore e gli studenti in DAD, si trasformano nel secondo atto negli dei e negli eroi dell’antico poema epico, e la fantasia ha modo di scatenarsi, creando un nuovo immaginario che rimbalza dalla memoria omerica all’impatto immediato con la contemporaneità. Per cui personaggi mitici come Circe, Polifemo, Nausicaa cambiano ruolo per immergersi in uno scenario del nostro quotidiano.

Al ritorno a Itaca Penelope scopre che Ulisse, tornato poco prima di lei, è ripartito per crecarla; qui non c’è quindi il tema del ritorno, come nel poema originario, ma quello più della ricerca, più contemporaneo e dentro al nostro tempo.

Il film documentario

Lo spettacolo

Il messaggio del Ministro Prof. Patrizio Bianchi

Gentile Presidente,
desidero ringraziarLa per il graditissimo invito a partecipare alla Cerimonia di premiazione del Concorso “Scrivere il Teatro”, in occasione della Giornata Mondiale del Teatro.

Mi dispiace molto non poter essere con Voi oggi a causa di inderogabili impegni istituzionali, ma desidero inviare i più sinceri apprezzamenti per l’organizzazione di questa iniziativa, che conferma la pluriennale proficua collaborazione tra il Ministero e l’International Theatre Institute, importante organizzazione internazionale non governativa nel campo delle arti della scena fondata dall’UNESCO nel 1948, nel perseguimento dell’obiettivo educativo condiviso di stimolare la creazione artistica tra i giovani con percorsi dedicati alla scrittura e ispirati alla pace tra i popoli.

A partire dall’emanazione delle Indicazioni strategiche per l’utilizzo didattico delle attività teatrali emanate nel 2016, il Ministero ha inteso promuovere e valorizzare la pratica teatrale nelle scuole di ogni ordine e grado. Con ciò riconoscendo all’educazione teatrale, non solo la finalità educativa di acquisizione da parte delle giovani generazioni di abilità e competenze artistiche, ma anche la peculiare dimensione pedagogica trasversale del teatro, nella misura in cui contribuisce profondamente alla crescita della persona nella sua pienezza cognitiva ed emotiva.
In questo momento di particolare difficoltà, l’attività teatrale consente agli studenti di esprimere e riflettere sugli stati d’animo propri e dell’altro, nell’ambito del personale percorso di formazione come cittadino responsabile e partecipe alla vita sociale, culturale ed economica del paese.

Colgo l’occasione per formulare ai docenti, agli studenti, al Centro Italiano dell’International Theatre Institute e a tutti i partecipanti, i più cordiali saluti e i più sinceri auguri per la migliore riuscita dell’evento

Sperando che presto possano esserci nuove occasioni per potermi unire a Voi, rinnovo a Lei e a tutti Voi il mio augurio per un proficuo lavoro.

Prof. Patrizio Bianchi

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Motivazione della giuria

Il testo “Creativi Dad. Penelopiade” rivela una struttura drammaturgica interessante che attinge all’Odissea ma per reinventarla, attualizzarla, crea un nuovo immaginario che rimbalza dalla memoria omerica all’impatto immediato con la contemporaneità. Per cui personaggi mitici come Circe, Polifemo, Nausicaa cambiano ruolo per immergersi in uno scenario del nostro quotidiano dalle tinte simpaticamente assurde. Il testo, tra i tanti meriti, inverte l’ordine e la direzione del poema originario: a fare il viaggio non è qui l’eroe greco ma Penelope che riattraversa i luoghi omerici alla ricerca del marito di nome Ulisse. Lo spostamento di tempo è anche lo spostamento del maschile verso uno spazio secondario rispetto ad un femminile che prende tutta la scena, devo ammettere con piacere, non per stupire, come si fa spesso nel teatro professionistico, ma per giocare con sincerità con il senso o il non senso della vita.

Il gioco si rivela teatralità pura, macchina in bell’equilibrio tra immagine e parola, visione del mondo che supera le mura scolastiche.

La trasposizione al femminile cambia il paradigma stesso dell’Odissea. Se il poema di Omero tratta del ritorno, intorno a cui si arrovella la vicenda di Ulisse verso Itaca, Penelopiade tratta della ricerca, e sicuramente il tema della ricerca è più contemporaneo, dentro al nostro tempo, espressione della stessa tensione di una nuova generazione giovanile in cerca di una diversa posizione del “padre”. La ricerca è vortice di tempo, giro incessante, eterna circolarità dell’umano. Produce paradossi, equivoci, ilarità, e in questo caso anche spostamenti drammaturgici continui, fecondi per la scrittura, fino all’estremo che è la creazione del finale. All’arrivo a Itaca Penelope trova che questa volta è Ulisse, una volta rientrato, che riparte a cercare la moglie Penelope che non è a casa. A sua volta Penelope riparte per lo stesso motivo. Il testo lascia intravedere finalmente un incontro dalle parti di Nausicaa ma è superfluo rispetto alla costruzione drammaturgica. La danza del tempo, della ricorsa, come in un delirio alla Feydeau, struttura il testo come una ruota e chi ci sta dentro è destinato a riprendere il cammino da dove crede d’averlo lasciato. L’incontro è un appuntamento rimandato. Ma vale la pena cercarsi.
Il testo monta un continuo va e viene da Itaca, non più luogo di arrivo ma di ripartenza. La ricerca umana non si conclude mai perché “cercarsi” è una sublime finzione dell’esistenza.

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Galleria fotografica (foto di Emilia Diario)

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TESTI SEGNALATI 2021

SEGNALATO SCUOLE SECONDARIE II GRADO

LAST HOPE

Liceo artistico “Gaetano Chierici”, Reggio Emilia

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Motivazione della giuria

Le quattro ragazze e il ragazzo autori di questo intenso, adrenalinico atto unico si immaginano protagonisti di una spaventosa avventura tra le rovine di una Reggio Emilia post-apocalittica. L’immaginario cinematografico, da fantascienza distopica, è tradotto con efficacia in dinamica teatrale: le azioni sceniche sono coerenti e incalzanti, i dialoghi credibili. Come spesso accade nella scrittura “di genere”, il mondo fantastico evocato o rappresentato si fa metafora di quello reale. Dai personaggi di Last Hope emerge con forza la volontà di non abbandonare mai, nemmeno nelle condizioni più avverse, la speranza e una profonda fiducia nella solidarietà umana.
Renato Gabrielli

SEGNALATO SCUOLE SECONDARIE I GRADO

CHIUSI DENTRO

IC “Umberto Eco”, Milano

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Motivazione della giuria

Il testo scritto dai ragazzi dell’IC “Umberto Eco” di Milano si segnala non soltanto per l’originalità della riscrittura del più noto degli eventi narrati nei poemi omerici, ma anche per l’efficacia della situazione scenica, che rimanda metaforicamente e senza mai fare riferimenti diretti ad una condizione di costrizione quanto mai attuale.
Un assai ben congegnato meccanismo di ribaltamento dei piani narrativi ci trasporta, infatti, all’interno del Cavallo di legno, apparentemente abbandonato sulla spiaggia di Ilio, e ci sospende in un’attesa tragicomica. Un’attesa che si consuma, non all’interno della testa, laddove Ulisse e Menelao, presenze appena evocate e pendenti dall’alto, possono osservare le mura e le porte di Troia, studiare le mosse del nemico e verificare l’esito del proprio inganno. Ma nel ristretto e marginale spazio di una zampa, per di più posteriore, in cui due soldati a corto di acqua e di aria – l’irrequieto e disilluso Merione e il devoto e bellicoso Trasimede – altra libertà non hanno che guardare impazienti dal buco sbagliato, inutile e rivolto verso il mare.
Non resta loro che impegnarsi a vicenda in una fitta schermaglia all’interno di questa sospensione, in equilibrio tra il desiderio di evasione del primo e le rassicurazioni e i pruriti guerreschi dell’altro, tra il mondo di fuori, apparentemente vuoto e fermo, e le frammentarie notizie ricevute dai piani alti, sempre indirette e filtrate dal solo Idomeneo, penultimo anello della catena. Una disputa che si snoda fino alla risoluzione finale, che ironicamente non può che confermare su chi ricadano le conseguenze delle necessità dei potenti.

Massimo Barilla

SEGNALATO SCUOLE PRIMARIE

STRINGIMI FORTE, NONNO!

IC “Piaget-Majorana”, Roma

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Motivazione della giuria

Quest’anno sono stati tantissimi i testi che prendevano come spunto il periodo di clausura e di rischio che stiamo vivendo. E’ ovvio che i bambini e i ragazzi siano i primi a sentirne le conseguenze, e che il cambiamento brusco della vita quotidiana è stato per loro devastante: via dalla scuola, la DAD… ma forse non ci rendiamo conto fino in fondo cosa vuol dire per loro non abbracciarsi e non giocare insieme dandosi spintoni.

Ci voleva la freschezza e l’allegria delle 14 bambine e degli 11 bambini della terza elementare dell’IC Piaget – Majorana di Roma, con la loro maestra Francesca, per farci riflettere e divertire su tutto questo, con un racconto di fantascienza. Siamo nell’anno 2.101, 80 anni dopo la pandemia; i bambini giocano con gli ologrammi e con la consolle tridimensiolografica (“ma come facevano i nonni a gioca’ su un coso piatto e quadrato?”), e quando vengono puniti gli tocca mezz’ora di simulazione di botte (“pensa che loro da piccoli le pijavano davvero, che infanzia disgraziata!”). In questa routine si compie un viaggio segreto in cantina, e si apre un baule polveroso. Ne escono oggetti misteriosi, e il nonno che appare e scopre la marachella inizia a spiegare cosa sono, a partire dalle mascherine anti-Covid, e a raccontare cosa successe in quell’epoca, quando lui era un bambino come loro. E qui parte il gioco divertente delle scenette e degli scimmiottamenti: i saluti (coi gomiti o col “footshake”), entrare in classe con lo scafandro protettivo, giocare a distanza, non potersi vedere con la fidanzatina, fino alle interrogazioni in cui – a causa delle mascherine – per la maestra è difficilissimo beccare chi suggerisce!

La collocazione nel futuro ci rimanda quello di cui non ci rendiamo pienamente conto, cioè che siamo in mezzo a un evento storico fondamentale che ci trasformerà profondamente. Sono i bambini a suggerirci qualcosa di quello che si dirà tra 80 anni, e a trascinarci in un gioco degli affetti che – dopo la noia degli adulti appiccicosi dell’inizio – ci commuove nell’abbraccio finale che dà il titolo alla pièce: “Stringimi forte, nonno!”. Il fatto che sia la scrittura teatrale a far compiere al gruppo questo viaggio, con la sua potenza latente di trasformarsi in play, in gioco collettivo, ci dimostra ancora una volta la necessità vitale del teatro.

Giorgio Zorcù

MENZIONE SPECIALE

DIALOGO DI PATRICK ZAKI E DEL SUO GENIO FAMILIARE

IIS “Leonardo da Vinci”, Maccarese-Roma

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Motivazione della giuria

Il testo ‘Dialogo di Patrick Zaki e del suo genio familiare’ presenta, ispirandosi liberamente al “Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare” di Giacomo Leopardi, un dialogo immaginario tra Patrick Zaki e il suo genio familiare che si svolge nella cella di una prigione.

La drammaturgia è dedicata a Patrick Zaki, l’attivista e ricercatore egiziano, che si trova ingiustamente in detenzione preventiva nelle carceri egiziane dall’8 febbraio 2020 fino a data da destinarsi, per la cui liberazione Amnesty International ha lanciato una campagna globale di sensibilizzazione che ha visto una grande mobilitazione della società civile. Il testo scritto da Carlotta Gaudio, Giulia Indino, Eleonora Zarzana dell’IIS “Leonardo da Vinci” di Roma, appare come una evocazione ed invocazione della Libertà, un anelito di vita nella drammatica consapevolezza di un’Ingiustizia subita. Potere finalmente respirare la vita, poter riconquistare il valore della propria vita, come ogni vita umana che ha dignità e diritto di esistenza e non può, si legge nel testo, essere ‘sacrificata sull’altare delle convenienze economiche’. La giuria ha ritenuto di fare una menzione speciale del testo per la rilevanza del tema trattato, per la sensibilità civica e la scrittura che delicatamente riesce a far sentire lo strazio di chi, come Patrick Zaki, è stato forzosamente privato della propria libertà e privato del diritto di difenderla.

Fabio Tolledi

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