Peter Sellars | Giornata Mondiale del Teatro 2022

Peter Sellars, photo credit by Ruth Walz

Messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro 2022

Peter Sellars

regista di teatro e opera lirica

“Mentre il mondo è sospeso di ora in ora, di minuto in minuto su un flusso quotidiano di notizie, posso invitare tutti noi, in qualità di creatori, ad entrare nel nostro ambito, nella nostra sfera e nella nostra prospettiva di tempo epico, di cambiamento epico, di consapevolezza epica, di riflessione e visione epica?

Stiamo vivendo in un periodo epico della storia umana e i cambiamenti profondi e significativi che stiamo vivendo nelle relazioni degli esseri umani con se stessi, tra di loro e con i mondi non umani sono quasi al di là delle nostre capacità di comprendere, articolare, parlarne ed esprimerci. Non stiamo vivendo in un ciclo di notizie 24 ore su 24, stiamo vivendo al bordo del tempo. I giornali e i media sono completamente impreparati ed incapaci ad affrontare ciò che stiamo vivendo.

Dov’è il linguaggio, quali sono i movimenti e quali sono le immagini che potrebbero permetterci di comprendere i profondi cambiamenti e le rotture che stiamo vivendo? E come trasmettere in questo momento il contenuto delle nostre vite non come reportage ma come esperienza?

Il teatro è la forma d’arte dell’esperienza. In un mondo travolto da enormi campagne stampa, da esperienze simulate, da previsioni terrificanti, come possiamo andare oltre l’infinito ripetersi di numeri per fare esperienza del carattere sacro ed infinito di una singola vita, di un singolo ecosistema, di un’amicizia o della qualità della luce in un cielo strano?

Due anni di COVID-19 hanno offuscato i sensi delle persone, ristretto la vita delle persone, interrotto le connessioni e ci hanno messo in uno strano ground zero dell’insediamento umano. Quali semi bisogna piantare e ripiantare in questi anni, e quali sono le specie invasive e troppo cresciute che devono essere completamente e definitivamente eliminate?

Così tante persone si sentono al limite. Tanta violenza sta divampando, irrazionalmente o inaspettatamente. Tanti sistemi consolidati si sono rivelati strutture di crudeltà continua. Dove sono le nostre cerimonie della memoria? Che cosa dobbiamo ricordare? Quali sono i rituali che ci permettono finalmente di reimmaginare e cominciare a provare passi che non abbiamo mai fatto prima?

Il teatro della visione epica, dello scopo epico, del recupero, della riparazione e della cura ha bisogno di nuovi rituali. Non abbiamo bisogno di essere intrattenuti. Dobbiamo metterci insieme. Abbiamo bisogno di condividere lo spazio e di nutrire lo spazio condiviso. Abbiamo bisogno di spazi protetti di ascolto profondo e di uguaglianza. Il teatro è la creazione sulla terra dello spazio dell’uguaglianza tra umani, dèi, piante, animali, gocce di pioggia, lacrime e rigenerazione. Lo spazio dell’uguaglianza e dell’ascolto profondo è illuminato da una bellezza nascosta, mantenuta viva da una profonda interazione col pericolo, l’equanimità, la saggezza, l’azione e la pazienza.

Nel Sutra dell’Ornamento Fiorito Buddha elenca dieci tipi di grande pazienza nella vita umana. Uno dei più potenti si chiama Pazienza nel Percepire Tutto come Miraggio. Il teatro ha sempre presentato la vita di questo mondo come somigliante a un miraggio, consentendoci di vedere, attraverso l’illusione umana, la delusione, la cecità e la negazione con chiarezza e forza liberatorie. Siamo così certi di ciò che stiamo guardando e del modo in cui lo guardiamo che non siamo in grado di vedere e sentire realtà alternative, nuove possibilità, approcci diversi, relazioni invisibili e connessioni senza tempo.

Questo è un tempo per una profonda rivitalizzazione delle nostre menti, dei nostri sensi, delle nostre immaginazioni, delle nostre storie e dei nostri futuri. Questo lavoro non può essere fatto da persone isolate che lavorano da sole. Questo è un lavoro che dobbiamo fare insieme. Il teatro è l’invito a fare insieme questo lavoro”.

Peter Sellars

Traduzione di Roberta Quarta

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Peter Sellars, nato a Pittsburgh in Pennsylvania, è un regista teatrale e di opera lirica e direttore di festival che ha acquisito fama internazionale per le sue interpretazioni rivoluzionarie e trasformative dei classici, per la sua difesa della musica del XX secolo e contemporanea e per i suoi progetti di collaborazione con una serie straordinaria di artisti. Il suo lavoro illumina il potere dell’arte come mezzo di espressione morale e di azione sociale. Ha messo in scena opere alla Dutch National Opera, English National Opera, Festival d’Aix-en-Provence, Lyric Opera of Chicago, Opéra National de Paris e Festival di Salisburgo, tra gli altri. Sellars ha collaborato alla creazione di molte opere con il compositore John Adams, tra cui Nixon in China, The Death of Klinghoffer, El Niño, Doctor Atomic, The Gospel According to the Other Mary e The Girls of the Golden West. Ispirato dalle composizioni di Kaija Saariaho, ha diretto la creazione di produzioni dalla sua opera (L’Amour de loin, Adriana Mater, Only the Sound Remains) che hanno ampliato il repertorio dell’opera moderna. I progetti recenti (pre-pandemia) includono una nuova produzione del Dottor Atomic all’Opera di Santa Fe, una messa in scena di Kopernikus di Claude Vivier per il Festival D’Automne (Parigi) ed una produzione dell’Idomeneo di Mozart per il Festival di Salisburgo. Verso la fine del 2020 ha ideato e diretto “questo corpo è così impermanente…”, un film creato in risposta alla pandemia globale ispirato al testo del Vimalakirti Sutra. I prossimi progetti includono una messa in scena del Roman de Fauvel, in collaborazione con il musicologo e fondatore del Sequentia Ensemble, Benjamin Bagby; un revival dell’acclamata produzione di Sellars di Tristano e Isotta, con la sua storia illuminata e approfondita dall’eccezionale opera video creata dall’artista Bill Viola; e Perle Noire, meditations for Josephine, con le musiche del compositore e polistrumentista Tyshawn Sorey, interpretate dall’impareggiabile vocalist Julia Bullock. Sellars ha diretto diversi importanti festival artistici, inclusi i Los Angeles Festivals del 1990 e 1993 e l’Adelaide Arts Festival del 2002. Nel 2006 è stato Direttore Artistico di New Crowned Hope, un festival a Vienna al quale ha invitato artisti emergenti e affermati di diversa estrazione culturale per creare nuove opere nei settori della musica, del teatro, della danza, del cinema, delle arti visive e dell’architettura per la celebrazione del 250° anniversario della nascita di Mozart. È stato Direttore Musicale dell’Ojai Music Festival 2016. Sellars è Professore Emerito presso il Department of World Arts and Cultures dell’UCLA (University of California, Los Angeles), direttore fondatore del Boethius Institute presso l’UCLA, curatore residente del Telluride Film Festival ed è stato tutor per la Rolex Arts Initiative. Ha ricevuto una borsa di studio MacArthur, il Premio Erasmus per il suo contributo alla cultura europea, il Premio Gish ed è membro dell’American Academy of Arts and Sciences. Ha ricevuto il prestigioso Polar Music Prize ed è stato nominato Artista dell’Anno da Musical America.

Traduzione italiana di Roberta Quarta

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LA PENELOPIADE – CREATIVI-DAD | 2021

LA PENELOPIADE
CREATIVI-DAD

2021

ITI “G.B.B. Lucarelli”, Benevento

SINOSSI

Una classe di ragazzi in DAD, grazie a un professore creativo, rielabora l’Odissea in chiave femminile, e inverte l’ordine e la direzione del poema originario: a fare il viaggio non è qui l’eroe greco ma Penelope, che riattraversa i luoghi omerici alla ricerca del marito. Da un’iniziale diffidenza verso lo studio dei miti greci, si approda alla realizzazione di un lavoro originale che coinvolge tutti gli studenti.

I personaggi, che nel primo atto sono il professore e gli studenti in DAD, si trasformano nel secondo atto negli dei e negli eroi dell’antico poema epico, e la fantasia ha modo di scatenarsi, creando un nuovo immaginario che rimbalza dalla memoria omerica all’impatto immediato con la contemporaneità. Per cui personaggi mitici come Circe, Polifemo, Nausicaa cambiano ruolo per immergersi in uno scenario del nostro quotidiano.

Al ritorno a Itaca Penelope scopre che Ulisse, tornato poco prima di lei, è ripartito per crecarla; qui non c’è quindi il tema del ritorno, come nel poema originario, ma quello più della ricerca, più contemporaneo e dentro al nostro tempo.

Il film documentario

Lo spettacolo

Il messaggio del Ministro Prof. Patrizio Bianchi

Gentile Presidente,
desidero ringraziarLa per il graditissimo invito a partecipare alla Cerimonia di premiazione del Concorso “Scrivere il Teatro”, in occasione della Giornata Mondiale del Teatro.

Mi dispiace molto non poter essere con Voi oggi a causa di inderogabili impegni istituzionali, ma desidero inviare i più sinceri apprezzamenti per l’organizzazione di questa iniziativa, che conferma la pluriennale proficua collaborazione tra il Ministero e l’International Theatre Institute, importante organizzazione internazionale non governativa nel campo delle arti della scena fondata dall’UNESCO nel 1948, nel perseguimento dell’obiettivo educativo condiviso di stimolare la creazione artistica tra i giovani con percorsi dedicati alla scrittura e ispirati alla pace tra i popoli.

A partire dall’emanazione delle Indicazioni strategiche per l’utilizzo didattico delle attività teatrali emanate nel 2016, il Ministero ha inteso promuovere e valorizzare la pratica teatrale nelle scuole di ogni ordine e grado. Con ciò riconoscendo all’educazione teatrale, non solo la finalità educativa di acquisizione da parte delle giovani generazioni di abilità e competenze artistiche, ma anche la peculiare dimensione pedagogica trasversale del teatro, nella misura in cui contribuisce profondamente alla crescita della persona nella sua pienezza cognitiva ed emotiva.
In questo momento di particolare difficoltà, l’attività teatrale consente agli studenti di esprimere e riflettere sugli stati d’animo propri e dell’altro, nell’ambito del personale percorso di formazione come cittadino responsabile e partecipe alla vita sociale, culturale ed economica del paese.

Colgo l’occasione per formulare ai docenti, agli studenti, al Centro Italiano dell’International Theatre Institute e a tutti i partecipanti, i più cordiali saluti e i più sinceri auguri per la migliore riuscita dell’evento

Sperando che presto possano esserci nuove occasioni per potermi unire a Voi, rinnovo a Lei e a tutti Voi il mio augurio per un proficuo lavoro.

Prof. Patrizio Bianchi

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Motivazione della giuria

Il testo “Creativi Dad. Penelopiade” rivela una struttura drammaturgica interessante che attinge all’Odissea ma per reinventarla, attualizzarla, crea un nuovo immaginario che rimbalza dalla memoria omerica all’impatto immediato con la contemporaneità. Per cui personaggi mitici come Circe, Polifemo, Nausicaa cambiano ruolo per immergersi in uno scenario del nostro quotidiano dalle tinte simpaticamente assurde. Il testo, tra i tanti meriti, inverte l’ordine e la direzione del poema originario: a fare il viaggio non è qui l’eroe greco ma Penelope che riattraversa i luoghi omerici alla ricerca del marito di nome Ulisse. Lo spostamento di tempo è anche lo spostamento del maschile verso uno spazio secondario rispetto ad un femminile che prende tutta la scena, devo ammettere con piacere, non per stupire, come si fa spesso nel teatro professionistico, ma per giocare con sincerità con il senso o il non senso della vita.

Il gioco si rivela teatralità pura, macchina in bell’equilibrio tra immagine e parola, visione del mondo che supera le mura scolastiche.

La trasposizione al femminile cambia il paradigma stesso dell’Odissea. Se il poema di Omero tratta del ritorno, intorno a cui si arrovella la vicenda di Ulisse verso Itaca, Penelopiade tratta della ricerca, e sicuramente il tema della ricerca è più contemporaneo, dentro al nostro tempo, espressione della stessa tensione di una nuova generazione giovanile in cerca di una diversa posizione del “padre”. La ricerca è vortice di tempo, giro incessante, eterna circolarità dell’umano. Produce paradossi, equivoci, ilarità, e in questo caso anche spostamenti drammaturgici continui, fecondi per la scrittura, fino all’estremo che è la creazione del finale. All’arrivo a Itaca Penelope trova che questa volta è Ulisse, una volta rientrato, che riparte a cercare la moglie Penelope che non è a casa. A sua volta Penelope riparte per lo stesso motivo. Il testo lascia intravedere finalmente un incontro dalle parti di Nausicaa ma è superfluo rispetto alla costruzione drammaturgica. La danza del tempo, della ricorsa, come in un delirio alla Feydeau, struttura il testo come una ruota e chi ci sta dentro è destinato a riprendere il cammino da dove crede d’averlo lasciato. L’incontro è un appuntamento rimandato. Ma vale la pena cercarsi.
Il testo monta un continuo va e viene da Itaca, non più luogo di arrivo ma di ripartenza. La ricerca umana non si conclude mai perché “cercarsi” è una sublime finzione dell’esistenza.

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Galleria fotografica (foto di Emilia Diario)

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TESTI SEGNALATI 2021

SEGNALATO SCUOLE SECONDARIE II GRADO

LAST HOPE

Liceo artistico “Gaetano Chierici”, Reggio Emilia

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Motivazione della giuria

Le quattro ragazze e il ragazzo autori di questo intenso, adrenalinico atto unico si immaginano protagonisti di una spaventosa avventura tra le rovine di una Reggio Emilia post-apocalittica. L’immaginario cinematografico, da fantascienza distopica, è tradotto con efficacia in dinamica teatrale: le azioni sceniche sono coerenti e incalzanti, i dialoghi credibili. Come spesso accade nella scrittura “di genere”, il mondo fantastico evocato o rappresentato si fa metafora di quello reale. Dai personaggi di Last Hope emerge con forza la volontà di non abbandonare mai, nemmeno nelle condizioni più avverse, la speranza e una profonda fiducia nella solidarietà umana.
Renato Gabrielli

SEGNALATO SCUOLE SECONDARIE I GRADO

CHIUSI DENTRO

IC “Umberto Eco”, Milano

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Motivazione della giuria

Il testo scritto dai ragazzi dell’IC “Umberto Eco” di Milano si segnala non soltanto per l’originalità della riscrittura del più noto degli eventi narrati nei poemi omerici, ma anche per l’efficacia della situazione scenica, che rimanda metaforicamente e senza mai fare riferimenti diretti ad una condizione di costrizione quanto mai attuale.
Un assai ben congegnato meccanismo di ribaltamento dei piani narrativi ci trasporta, infatti, all’interno del Cavallo di legno, apparentemente abbandonato sulla spiaggia di Ilio, e ci sospende in un’attesa tragicomica. Un’attesa che si consuma, non all’interno della testa, laddove Ulisse e Menelao, presenze appena evocate e pendenti dall’alto, possono osservare le mura e le porte di Troia, studiare le mosse del nemico e verificare l’esito del proprio inganno. Ma nel ristretto e marginale spazio di una zampa, per di più posteriore, in cui due soldati a corto di acqua e di aria – l’irrequieto e disilluso Merione e il devoto e bellicoso Trasimede – altra libertà non hanno che guardare impazienti dal buco sbagliato, inutile e rivolto verso il mare.
Non resta loro che impegnarsi a vicenda in una fitta schermaglia all’interno di questa sospensione, in equilibrio tra il desiderio di evasione del primo e le rassicurazioni e i pruriti guerreschi dell’altro, tra il mondo di fuori, apparentemente vuoto e fermo, e le frammentarie notizie ricevute dai piani alti, sempre indirette e filtrate dal solo Idomeneo, penultimo anello della catena. Una disputa che si snoda fino alla risoluzione finale, che ironicamente non può che confermare su chi ricadano le conseguenze delle necessità dei potenti.

Massimo Barilla

SEGNALATO SCUOLE PRIMARIE

STRINGIMI FORTE, NONNO!

IC “Piaget-Majorana”, Roma

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Motivazione della giuria

Quest’anno sono stati tantissimi i testi che prendevano come spunto il periodo di clausura e di rischio che stiamo vivendo. E’ ovvio che i bambini e i ragazzi siano i primi a sentirne le conseguenze, e che il cambiamento brusco della vita quotidiana è stato per loro devastante: via dalla scuola, la DAD… ma forse non ci rendiamo conto fino in fondo cosa vuol dire per loro non abbracciarsi e non giocare insieme dandosi spintoni.

Ci voleva la freschezza e l’allegria delle 14 bambine e degli 11 bambini della terza elementare dell’IC Piaget – Majorana di Roma, con la loro maestra Francesca, per farci riflettere e divertire su tutto questo, con un racconto di fantascienza. Siamo nell’anno 2.101, 80 anni dopo la pandemia; i bambini giocano con gli ologrammi e con la consolle tridimensiolografica (“ma come facevano i nonni a gioca’ su un coso piatto e quadrato?”), e quando vengono puniti gli tocca mezz’ora di simulazione di botte (“pensa che loro da piccoli le pijavano davvero, che infanzia disgraziata!”). In questa routine si compie un viaggio segreto in cantina, e si apre un baule polveroso. Ne escono oggetti misteriosi, e il nonno che appare e scopre la marachella inizia a spiegare cosa sono, a partire dalle mascherine anti-Covid, e a raccontare cosa successe in quell’epoca, quando lui era un bambino come loro. E qui parte il gioco divertente delle scenette e degli scimmiottamenti: i saluti (coi gomiti o col “footshake”), entrare in classe con lo scafandro protettivo, giocare a distanza, non potersi vedere con la fidanzatina, fino alle interrogazioni in cui – a causa delle mascherine – per la maestra è difficilissimo beccare chi suggerisce!

La collocazione nel futuro ci rimanda quello di cui non ci rendiamo pienamente conto, cioè che siamo in mezzo a un evento storico fondamentale che ci trasformerà profondamente. Sono i bambini a suggerirci qualcosa di quello che si dirà tra 80 anni, e a trascinarci in un gioco degli affetti che – dopo la noia degli adulti appiccicosi dell’inizio – ci commuove nell’abbraccio finale che dà il titolo alla pièce: “Stringimi forte, nonno!”. Il fatto che sia la scrittura teatrale a far compiere al gruppo questo viaggio, con la sua potenza latente di trasformarsi in play, in gioco collettivo, ci dimostra ancora una volta la necessità vitale del teatro.

Giorgio Zorcù

MENZIONE SPECIALE

DIALOGO DI PATRICK ZAKI E DEL SUO GENIO FAMILIARE

IIS “Leonardo da Vinci”, Maccarese-Roma

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Motivazione della giuria

Il testo ‘Dialogo di Patrick Zaki e del suo genio familiare’ presenta, ispirandosi liberamente al “Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare” di Giacomo Leopardi, un dialogo immaginario tra Patrick Zaki e il suo genio familiare che si svolge nella cella di una prigione.

La drammaturgia è dedicata a Patrick Zaki, l’attivista e ricercatore egiziano, che si trova ingiustamente in detenzione preventiva nelle carceri egiziane dall’8 febbraio 2020 fino a data da destinarsi, per la cui liberazione Amnesty International ha lanciato una campagna globale di sensibilizzazione che ha visto una grande mobilitazione della società civile. Il testo scritto da Carlotta Gaudio, Giulia Indino, Eleonora Zarzana dell’IIS “Leonardo da Vinci” di Roma, appare come una evocazione ed invocazione della Libertà, un anelito di vita nella drammatica consapevolezza di un’Ingiustizia subita. Potere finalmente respirare la vita, poter riconquistare il valore della propria vita, come ogni vita umana che ha dignità e diritto di esistenza e non può, si legge nel testo, essere ‘sacrificata sull’altare delle convenienze economiche’. La giuria ha ritenuto di fare una menzione speciale del testo per la rilevanza del tema trattato, per la sensibilità civica e la scrittura che delicatamente riesce a far sentire lo strazio di chi, come Patrick Zaki, è stato forzosamente privato della propria libertà e privato del diritto di difenderla.

Fabio Tolledi

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Vincitori e segnalati 2021

VINCITORI E SEGNALATI 2021

Scarica qui il messaggio del Prof. Patrizio Bianchi, Ministro dell’Istruzione

VINCITORE ASSOLUTO

LA PENELOPIADE: CREATIVI – DAD

ITI “G.B.B. Lucarelli”, Benevento

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Motivazione della giuria

Il testo “Creativi Dad. Penelopiade” rivela una struttura drammaturgica interessante che attinge all’Odissea ma per reinventarla, attualizzarla, crea un nuovo immaginario che rimbalza dalla memoria omerica all’impatto immediato con la contemporaneità. Per cui personaggi mitici come Circe, Polifemo, Nausicaa cambiano ruolo per immergersi in uno scenario del nostro quotidiano dalle tinte simpaticamente assurde. Il testo, tra i tanti meriti, inverte l’ordine e la direzione del poema originario: a fare il viaggio non è qui l’eroe greco ma Penelope che riattraversa i luoghi omerici alla ricerca del marito di nome Ulisse. Lo spostamento di tempo è anche lo spostamento del maschile verso uno spazio secondario rispetto ad un femminile che prende tutta la scena, devo ammettere con piacere, non per stupire, come si fa spesso nel teatro professionistico, ma per giocare con sincerità con il senso o il non senso della vita.

Il gioco si rivela teatralità pura, macchina in bell’equilibrio tra immagine e parola, visione del mondo che supera le mura scolastiche.

La trasposizione al femminile cambia il paradigma stesso dell’Odissea. Se il poema di Omero tratta del ritorno, intorno a cui si arrovella la vicenda di Ulisse verso Itaca, Penelopiade tratta della ricerca, e sicuramente il tema della ricerca è più contemporaneo, dentro al nostro tempo, espressione della stessa tensione di una nuova generazione giovanile in cerca di una diversa posizione del “padre”. La ricerca è vortice di tempo, giro incessante, eterna circolarità dell’umano. Produce paradossi, equivoci, ilarità, e in questo caso anche spostamenti drammaturgici continui, fecondi per la scrittura, fino all’estremo che è la creazione del finale. All’arrivo a Itaca Penelope trova che questa volta è Ulisse, una volta rientrato, che riparte a cercare la moglie Penelope che non è a casa. A sua volta Penelope riparte per lo stesso motivo. Il testo lascia intravedere finalmente un incontro dalle parti di Nausicaa ma è superfluo rispetto alla costruzione drammaturgica. La danza del tempo, della ricorsa, come in un delirio alla Feydeau, struttura il testo come una ruota e chi ci sta dentro è destinato a riprendere il cammino da dove crede d’averlo lasciato. L’incontro è un appuntamento rimandato. Ma vale la pena cercarsi.
Il testo monta un continuo va e viene da Itaca, non più luogo di arrivo ma di ripartenza. La ricerca umana non si conclude mai perché “cercarsi” è una sublime finzione dell’esistenza.

L.P.

SEGNALATO SCUOLE SECONDARIE II GRADO

LAST HOPE

Liceo artistico “Gaetano Chierici”, Reggio Emilia

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Motivazione della giuria

Le quattro ragazze e il ragazzo autori di questo intenso, adrenalinico atto unico si immaginano protagonisti di una spaventosa avventura tra le rovine di una Reggio Emilia post-apocalittica. L’immaginario cinematografico, da fantascienza distopica, è tradotto con efficacia in dinamica teatrale: le azioni sceniche sono coerenti e incalzanti, i dialoghi credibili. Come spesso accade nella scrittura “di genere”, il mondo fantastico evocato o rappresentato si fa metafora di quello reale. Dai personaggi di Last Hope emerge con forza la volontà di non abbandonare mai, nemmeno nelle condizioni più avverse, la speranza e una profonda fiducia nella solidarietà umana.
Renato Gabrielli

SEGNALATO SCUOLE SECONDARIE I GRADO

CHIUSI DENTRO

IC “Umberto Eco”, Milano

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Motivazione della giuria

Il testo scritto dai ragazzi dell’IC “Umberto Eco” di Milano si segnala non soltanto per l’originalità della riscrittura del più noto degli eventi narrati nei poemi omerici, ma anche per l’efficacia della situazione scenica, che rimanda metaforicamente e senza mai fare riferimenti diretti ad una condizione di costrizione quanto mai attuale.
Un assai ben congegnato meccanismo di ribaltamento dei piani narrativi ci trasporta, infatti, all’interno del Cavallo di legno, apparentemente abbandonato sulla spiaggia di Ilio, e ci sospende in un’attesa tragicomica. Un’attesa che si consuma, non all’interno della testa, laddove Ulisse e Menelao, presenze appena evocate e pendenti dall’alto, possono osservare le mura e le porte di Troia, studiare le mosse del nemico e verificare l’esito del proprio inganno. Ma nel ristretto e marginale spazio di una zampa, per di più posteriore, in cui due soldati a corto di acqua e di aria – l’irrequieto e disilluso Merione e il devoto e bellicoso Trasimede – altra libertà non hanno che guardare impazienti dal buco sbagliato, inutile e rivolto verso il mare.
Non resta loro che impegnarsi a vicenda in una fitta schermaglia all’interno di questa sospensione, in equilibrio tra il desiderio di evasione del primo e le rassicurazioni e i pruriti guerreschi dell’altro, tra il mondo di fuori, apparentemente vuoto e fermo, e le frammentarie notizie ricevute dai piani alti, sempre indirette e filtrate dal solo Idomeneo, penultimo anello della catena. Una disputa che si snoda fino alla risoluzione finale, che ironicamente non può che confermare su chi ricadano le conseguenze delle necessità dei potenti.

Massimo Barilla

SEGNALATO SCUOLE PRIMARIE

STRINGIMI FORTE, NONNO!

IC “Piaget-Majorana”, Roma

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Motivazione della giuria

Quest’anno sono stati tantissimi i testi che prendevano come spunto il periodo di clausura e di rischio che stiamo vivendo. E’ ovvio che i bambini e i ragazzi siano i primi a sentirne le conseguenze, e che il cambiamento brusco della vita quotidiana è stato per loro devastante: via dalla scuola, la DAD… ma forse non ci rendiamo conto fino in fondo cosa vuol dire per loro non abbracciarsi e non giocare insieme dandosi spintoni.

Ci voleva la freschezza e l’allegria delle 14 bambine e degli 11 bambini della terza elementare dell’IC Piaget – Majorana di Roma, con la loro maestra Francesca, per farci riflettere e divertire su tutto questo, con un racconto di fantascienza. Siamo nell’anno 2.101, 80 anni dopo la pandemia; i bambini giocano con gli ologrammi e con la consolle tridimensiolografica (“ma come facevano i nonni a gioca’ su un coso piatto e quadrato?”), e quando vengono puniti gli tocca mezz’ora di simulazione di botte (“pensa che loro da piccoli le pijavano davvero, che infanzia disgraziata!”). In questa routine si compie un viaggio segreto in cantina, e si apre un baule polveroso. Ne escono oggetti misteriosi, e il nonno che appare e scopre la marachella inizia a spiegare cosa sono, a partire dalle mascherine anti-Covid, e a raccontare cosa successe in quell’epoca, quando lui era un bambino come loro. E qui parte il gioco divertente delle scenette e degli scimmiottamenti: i saluti (coi gomiti o col “footshake”), entrare in classe con lo scafandro protettivo, giocare a distanza, non potersi vedere con la fidanzatina, fino alle interrogazioni in cui – a causa delle mascherine – per la maestra è difficilissimo beccare chi suggerisce!

La collocazione nel futuro ci rimanda quello di cui non ci rendiamo pienamente conto, cioè che siamo in mezzo a un evento storico fondamentale che ci trasformerà profondamente. Sono i bambini a suggerirci qualcosa di quello che si dirà tra 80 anni, e a trascinarci in un gioco degli affetti che – dopo la noia degli adulti appiccicosi dell’inizio – ci commuove nell’abbraccio finale che dà il titolo alla pièce: “Stringimi forte, nonno!”. Il fatto che sia la scrittura teatrale a far compiere al gruppo questo viaggio, con la sua potenza latente di trasformarsi in play, in gioco collettivo, ci dimostra ancora una volta la necessità vitale del teatro.

Giorgio Zorcù

MENZIONE SPECIALE

DIALOGO DI PATRICK ZAKI E DEL SUO GENIO FAMILIARE

IIS “Leonardo da Vinci”, Maccarese-Roma

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Motivazione della giuria

Il testo ‘Dialogo di Patrick Zaki e del suo genio familiare’ presenta, ispirandosi liberamente al “Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare” di Giacomo Leopardi, un dialogo immaginario tra Patrick Zaki e il suo genio familiare che si svolge nella cella di una prigione.

La drammaturgia è dedicata a Patrick Zaki, l’attivista e ricercatore egiziano, che si trova ingiustamente in detenzione preventiva nelle carceri egiziane dall’8 febbraio 2020 fino a data da destinarsi, per la cui liberazione Amnesty International ha lanciato una campagna globale di sensibilizzazione che ha visto una grande mobilitazione della società civile. Il testo scritto da Carlotta Gaudio, Giulia Indino, Eleonora Zarzana dell’IIS “Leonardo da Vinci” di Roma, appare come una evocazione ed invocazione della Libertà, un anelito di vita nella drammatica consapevolezza di un’Ingiustizia subita. Potere finalmente respirare la vita, poter riconquistare il valore della propria vita, come ogni vita umana che ha dignità e diritto di esistenza e non può, si legge nel testo, essere ‘sacrificata sull’altare delle convenienze economiche’. La giuria ha ritenuto di fare una menzione speciale del testo per la rilevanza del tema trattato, per la sensibilità civica e la scrittura che delicatamente riesce a far sentire lo strazio di chi, come Patrick Zaki, è stato forzosamente privato della propria libertà e privato del diritto di difenderla.

Fabio Tolledi

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Helen Mirren | Giornata Mondiale del Teatro 2021

Messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro 2021

Helen Mirren

attrice di teatro, cinema e televisione

“Questo è un momento così difficile per lo spettacolo dal vivo e molti artisti, tecnici, artigiani e artigiane hanno lottato in una professione già piena di insicurezze.

Forse questa insicurezza sempre presente li ha resi più capaci di sopravvivere, con intelligenza e coraggio, a questa pandemia.

La loro immaginazione si è già tradotta, in queste nuove circostanze, in modi di comunicare creativi, divertenti e toccanti, naturalmente soprattutto grazie a internet.

Da quando esistono sul pianeta, gli esseri umani si sono raccontati storie. La bellissima cultura del teatro vivrà finché ci saremo.

L’urgenza creativa di scrittori, designer, danzatori, cantanti, attori, musicisti, registi non sarà mai soffocata e nel prossimo futuro rifiorirà con una nuova energia e una nuova comprensione del mondo che noi tutti condividiamo.

Non vedo l’ora! “

Helen Mirren

Traduzione di Roberta Quarta

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Helen Mirren è una delle attrici più conosciute e apprezzate, con una carriera internazionale che abbraccia il teatro, il cinema e la televisione. Ha vinto molti premi per le sue interpretazioni intense e versatili, tra cui l’Oscar nel 2007 per la sua interpretazione in The Queen.

Teatro

Helen Mirren ha iniziato la sua carriera interpretando Cleopatra con il National Youth Theatre. Successivamente ha realizzato spettacoli a Manchester e da lì è entrata a far parte della Royal Shakespeare Company. Dopo quattro anni importanti presso la RSC, Helen ha cambiato completamente direzione, andando a lavorare con la compagnia teatrale Centre de Recherche Théâtral del famoso regista Peter Brook, realizzando tournée in Africa e in America.

Da allora il suo lavoro teatrale ha attraversato numerose produzioni nel West End, Fringe, RSC, National Theatre e Broadway negli Stati Uniti, tra cui A Month in the Country, per il quale ha ricevuto una nomination ai Tony Awards e The Dance of Death a Broadway, con Ian McKellan.

Le produzioni successive includono Orpheus Descending al Donmar Warehouse e Mourning Becomes Electra al National Theatre per il quale è stata nominata per un Olivier Award come migliore attrice.

 Nel 2009 è tornata al Teatro Nazionale nel ruolo della protagonista della Fedra di Racine, per la regia di Nicholas Hytner, uno spettacolo che ha fatto la storia, come prima produzione teatrale ad essere girata per NTLive e vista nei cinema di tutto il mondo.

Nel suo spettacolo più recente nel 2013 nel West End di Londra, ha ripreso il ruolo della regina Elisabetta II in The Audience di Peter Morgan, diretto da Stephen Daldry.

Ha vinto un Olivier Award e un What’s On Stage Award come migliore attrice. Nel febbraio 2015 The Audience si è trasferito al Gerald Schoenfeld Theatre di New York con Helen Mirren, ancora nel ruolo di protagonista, per il quale ha vinto i Tony Awards come migliore attrice.

Film e televisione

Oltre che per la sua carriera sul palcoscenico, Helen Mirren è molto conosciuta per i suoi eccezionali risultati nel cinema e in televisione.

Nel 2003 Helen Mirren è stata nominata Dama dell’Impero Britannico.

Maggiori dettagli sul suo lavoro in teatro, al cinema e in televisione, nonché sugli enti di beneficenza a cui si riferisce e sulla sua vita, si possono trovare sul suo sito web: www.helenmirren.com

Traduzione italiana di Roberta Quarta

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Shahid Mahmood Nadeem | Giornata Mondiale del Teatro 2020

Messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro 2020

Shahid Mahmood Nadeem

drammaturgo, sceneggiatore, giornalista, regista teatrale e televisivo pakistano, attivista per i diritti umani. È stato direttore generale della Pakistan Television Corporation.

Alla fine di uno spettacolo del Teatro Ajoka (1) sul poeta sufi Bulleh Shah (2), un uomo anziano, accompagnato da un giovane, si avvicinò all’attore che lo aveva interpretato e gli disse: “Mio nipote non sta bene, per favore, lo benedica”. L’attore rimase sorpreso e gli rispose: “Non sono Bulleh Shah, sono solo un attore che interpreta questo ruolo”. L’uomo anziano gli disse: “Figlio mio, tu non sei un attore, sei una reincarnazione di Bulleh Shah, il suo Avatar (3)”.

Improvvisamente si dischiuse davanti a noi un concetto completamente nuovo di teatro, in cui l’attore diventa la reincarnazione del personaggio che sta interpretando. Esplorare storie come quella di Bulleh Shah, e ce ne sono tante in tutte le culture, può diventare un ponte tra noi, persone di teatro, e un pubblico inconsapevole ma entusiasta. Quando siamo sul palcoscenico, a volte veniamo assorbiti dalla nostra filosofia di teatro e ci dimentichiamo di gran parte delle masse. Nel nostro impegno ci priviamo della possibilità di un’esperienza spirituale profondamente toccante che il teatro può offrire. Nel mondo di oggi in cui l’intolleranza, l’odio e la violenza aumentano sempre di più, e in cui il nostro pianeta sta precipitando nella catastrofe climatica, abbiamo bisogno di recuperare la nostra forza spirituale. Abbiamo bisogno di combattere l’apatia, l’indolenza, il pessimismo, l’avidità e il disprezzo per il pianeta in cui viviamo. Il teatro ha un ruolo, un ruolo nobile, nel dare energia e spingere l’umanità a resistere alla sua caduta nell’abisso. Il teatro può trasformare il palcoscenico, lo spazio dello spettacolo, rendendolo qualcosa di sacro. Nell’Asia del sud, gli artisti toccano con riverenza le assi del palcoscenico prima di salirvi sopra, secondo un’antica tradizione che risale a un tempo in cui lo spirituale e il culturale si intrecciavano. È tempo di riguadagnare questa relazione simbiotica tra l’artista e il pubblico, tra il passato e il futuro. Fare teatro può essere un atto sacro e gli attori possono davvero diventare gli avatar dei ruoli che interpretano. Il teatro ha il potenziale per diventare un tempio e il tempio uno spazio dello spettacolo”.

Shahid Mahmood Nadeem

Traduzione di Roberta Quarta

(1) Fondato nel 1984, ha creato spettacoli sulla tolleranza religiosa, la pace, la violenza di genere, i diritti umani.
(2) Sufismo: tradizione mistica islamica. Bulleh Shah (1680-1757): poeta sufi critico dell’ortodossia religiosa, fu accusato di eresia. Popolare oltre le contrapposizioni religiose.
(3) Avatar: secondo la cultura indù reincarnazione o manifestazione sulla terra di un maestro divino.

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John Malkovich | Giornata Mondiale del Teatro 2012

Messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro 2012

John Malkovich

attore, produttore, sceneggiatore e regista statunitense

È per me un onore che l’International Theatre Institute ITI dell’Unesco mi abbia chiesto di scrivere questo messaggio per il cinquantesimo anniversario della Giornata Mondiale del Teatro. Dedico queste mie brevi parole ai miei colleghi, ai lavoratori del mondo del teatro, miei pari e miei compagni.

Che il vostro lavoro sia avvincente e originale. Che sia profondo, toccante, contemplativo, unico.
Possa il vostro lavoro aiutarci a pensare, aiutarci a domandare che cosa significhi essere umani, e che questo pensiero possa essere sostenuto col cuore, con la sincerità, con il candore e con la grazia.
Che possiate superare le avversità, la censura, la povertà e il nichilismo, che molti di voi sicuramente saranno costretti ad affrontare.

Possiate godere di talento e di rigore, per insegnarci il battito del cuore umano in tutta la sua complessità, con l’umiltà e la curiosità necessarie per rendere tutto questo il lavoro della vostra vita. Possa il meglio di voi – poiché sarà solo il meglio di voi, anche se solo per un attimo – riuscire a formulare la più essenziale delle domande: «come viviamo?».
Buona fortuna.

John Malkovich

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Biografia

Attore, produttore, sceneggiatore e regista statunitense, John Malkovich è innanzitutto un artista di teatro.
Dopo aver scoperto il teatro agli inizi degli anni 70 (all’Illinois State University), nel 1976 fonda la famosa Steppenwolf Theater Company con Terry Kinney, Jeff Perry e Gary Sinise.
Diviene celebre nel cinema interpretando Valmont in Dangerous Liaisons di Stephen Frears, accanto a Michelle Pfeiffer e Glenn Close.
In seguito a questo ruolo, che segna una tappa significativa nella sua carriera, recita in più di settanta film negli Stati Uniti e all’estero.
Interpretando un ampio spettro di ruoli, viene nominato due volte all’Oscar come miglior attore non protagonista per Places in the Heart (1984) e In the line of fire (1993), e ottiene premi per le sue interpretazioni in film come Killing Fields, The Dangerous Liaisons, Being John Malkovich e Changeling.
Nel 2011 ha diretto la sua terza produzione teatrale a Parigi, Les Liaisons Dangeureuses al Théâtre de l’Atelier, dopo il successo di Hysteria (Marigny, 2002) e Good Canary (Comedia, 2007) per il quale gli è stato conferito il premio Molière per la migliore messa in scena.

Traduzione di Victor Jacono

Dario Fo | Giornata Mondiale del Teatro 2013

Messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro 2013

Dario Fo

drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo, attivista e comico italiano

Tempo fa il potere risolse l’intolleranza verso i commedianti cacciandoli fuori dal paese.
Oggi gli attori e le compagnie hanno difficoltà a trovare piazze teatri e pubblico, tutto a causa della crisi.
I governanti quindi non hanno più problemi di controllo verso chi si esprime con ironia e sarcasmo in quanto gli attori non hanno spazi né platee a cui rivolgersi.

Al contrario, durante il Rinascimento in Italia chi gestiva il potere doveva darsi un gran da fare per tenere a bada i commedianti che godevano di pubblico in quantità.

E’ noto che il grande esodo dei comici dell’arte avvenne nel secolo della Controriforma, che decretò lo smantellamento di tutti gli spazi teatrali, specie a Roma, dove erano accusati di oltraggio alla città santa. Papa Innocenzo XII, sotto le assillanti richieste della parte più retriva della borghesia e dei massimi esponenti del clero, aveva ordinato, nel 1697, l’eliminazione del teatro di Tordinona, il cui palco, secondo i moralisti, aveva registrato il maggior numero di esibizioni oscene.

Ai tempi della Controriforma, il cardinale Carlo Borromeo, operante nel Nord, si era dedicato a una feconda attività di redenzione dei “figli milanesi”, effettuando una netta distinzione tra arte, massima forza di educazione spirituale, e teatro, manifestazione del profano e della vanità. In una lettera indirizzata ai suoi collaboratori, che cito a braccio, si esprime pressappoco così: “Noi, preoccupati di estirpare la mala pianta, ci siamo prodigati, nel mandare al rogo i testi con discorsi infami, di estirparli dalla memoria degli uomini e, con loro, di perseguire anche coloro che quei testi divulgarono attraverso le stampe. Ma, evidentemente, mentre noi si dormiva, il demonio operava con rinnovata astuzia. Quanto più penetra nell’anima ciò che gli occhi vedono, di ciò che si può leggere nei libri di quel genere! Quanto più la parola detta con la voce e il gesto appropriato gravemente ferisce le menti degli adolescenti e delle giovani figliole, di quanto non faccia la morta parola stampata sui libri. Urge quindi togliere dalle nostre città i teatranti come si fa con le anime sgradite”.

Perciò l’unica soluzione alla crisi è sperare che contro di noi e soprattutto contro i giovani che vogliono apprendere l’arte del teatro si organizzi una forte cacciata: una nuova diaspora di commedianti che senz’altro, da quella imposizione, sortirà vantaggi inimmaginabili per una nuova rappresentazione.

DARIO FO
Milano, 29 gennaio 2013

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Brett Bailey | Giornata Mondiale del Teatro 2014

Messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro 2014

Brett Bailey

drammaturgo, artista, designer e regista sudafricano

Ovunque vi sia una società umana, l’insopprimibile Spirito della Performance si manifesta.

Sotto gli alberi in piccoli villaggi, o sui palcoscenici ipertecnologici delle metropoli globalizzate; negli atri delle scuole, nei campi e nei templi; nei quartieri poveri, nelle piazze urbane, nei centri sociali, nei seminterrati, le persone si raccolgono per condividere gli effimeri mondi del teatro, che noi creiamo per esprimere la complessità umana, la nostra diversità, la nostra vulnerabilità, nella carne vivente, nel respiro e nella voce. 

Ci riuniamo per piangere e ricordare, per ridere e riflettere, per imparare, annunciare e immaginare; per meravigliarci dell’abilità tecnica e per incarnare gli dei; per riprendere fiato collettivamente di fronte alla nostra capacità di bellezza, compassione e mostruosità. Veniamo per riprendere energia e rafforzarci; per celebrare la ricchezza delle nostre differenti culture e dissolvere i confini che ci dividono.

Ovunque vi sia una società umana, l’insopprimibile Spirito della Performance si manifesta. Nato dalla comunità, indossa le maschere e i costumi delle nostre diverse tradizioni; rinforza le nostre lingue, i nostri ritmi e gesti, e si fa spazio in mezzo a noi.

E noi, gli artisti che lavoriamo con questo spirito antico, sentiamo il dovere di trasmetterlo attraverso i nostri cuori, le nostre idee e i nostri corpi per rivelare le nostre realtà in tutta la loro mondanità e nel loro splendente mistero.

Ma in quest’epoca in cui milioni di persone lottano per sopravvivere, soffrono sotto regimi oppressivi e un capitalismo predatore, o sfuggono conflitti e miseria; in quest’epoca in cui la nostra vita privata è violata da servizi segreti e le nostre parole sono censurate da governi invasivi; in cui le foreste vengono distrutte, le specie sterminate e gli oceani avvelenati: che cosa ci sentiamo in dovere di rivelare?

In questo mondo di potere ingiusto, nel quale diversi ordini egemoni cercano di convincerci che una nazione, una razza, un genere, una preferenza sessuale, una religione, una ideologia, un contesto culturale è superiore a tutti gli altri, come si può sostenere che le arti debbano essere svincolate dalle agende sociali?

Noi, gli artisti delle arene e dei palcoscenici, ci stiamo conformando alle domande asettiche del mercato, oppure stiamo afferrando il potere che abbiamo: per fare spazio nei cuori e nelle menti della società, per raccogliere le persone attorno a noi, per ispirare, incantare e informare, e per creare un mondo di speranza e di sincera collaborazione?

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Krzysztof Warlikowski | Giornata Mondiale del Teatro 2015

Messaggio per la Giornata Mondiale del Teatro 2015

Krzysztof Warlikowski

Regista

I veri maestri del teatro è più facile trovarli lontano dal palcoscenico. E in genere non hanno alcun interesse per il teatro come macchina che replica convenzioni e che riproduce cliché. I veri maestri del teatro cercano la fonte pulsante, le correnti viventi che tendono a oltrepassare le sale di spettacolo e le folle di persone curve a copiare un mondo o un altro. Noi copiamo, invece di creare mondi che si concentrino o che dipendano da un dibattito con il pubblico, dalle emozioni che si gonfiano sotto la superficie. Ma in realtà non vi è nulla che possa rivelare le passioni nascoste meglio del teatro.

Il più delle volte mi rivolgo alla prosa per avere una guida. Giorno dopo giorno mi trovo a pensare a scrittori che quasi cento anni fa, hanno descritto profeticamente, ma anche in maniera misurata, il declino degli dei europei, il crepuscolo che ha immerso la nostra civiltà in un buio che deve ancora essere illuminato.

Penso a Franz Kafka, Thomas Mann e Marcel Proust. Oggi vorrei anche includere John Maxwell Coetzee in quel gruppo di profeti.Il loro senso comune della inevitabile fine del mondo- non del pianeta, ma del modello delle relazioni umane- e dell’ordine sociale e del suo sconvolgimento, è di grande attualità per noi qui e ora. Per noi che viviamo dopo la fine del mondo. Che viviamo davanti a crimini e conflitti che scoppiano ogni giorno in nuovi luoghi, persino più velocemente di quanto i media onnipresenti non riescano a seguire. Questi incendi diventano rapidamente noiosi e spariscono dalle cronache, per non tornare mai più. E ci sentiamo impotenti, inorriditi e circondati. Non siamo più in grado di innalzare torri, e i muri che ostinatamente costruiamo non ci proteggono da niente – al contrario, essi stessi chiedono una protezione e una cura che consumano gran parte della nostra energia vitale. Non abbiamo più la forza per cercare di intravedere ciò che sta oltre il cancello, al di là del muro. E questo è esattamente il motivo per cui il teatro dovrebbe esistere e il luogo dove dovrebbe cercare la sua forza. Per gettare uno sguardo laddove è vietato guardare.

“La leggenda cerca di spiegare ciò che non può essere spiegato. Poiché è radicato nella verità, deve finire nell’inspiegabile ” – così Kafka descrive la trasformazione della leggenda di Prometeo. Sento fortemente che le stesse parole dovrebbero descrivere il teatro. Ed è quel tipo di teatro, che è radicato nella verità e che trova la sua fine nell’inspiegabile, che auguro a tutti i suoi lavoratori, quelli sul palco e quelli tra il pubblico, e lo auguro con tutto il mio cuore.

Krzysztof Warlikowski

Traduzione dall’inglese : Roberta Quarta – Centro Italiano International Theatre Institute

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BIOGRAFIA

Krzysztof Warlikowski (Polonia, 1962) è tra i più importanti registi europei della sua generazione. In collaborazione con la scenografa Małgorzata Szczęśniak, Warlikowski crea eccezionali immagini teatrali. Nel lavoro, il metodo da lui adottato prevede che gli attori scandaglino gli angoli più reconditi della loro creatività. Nella sua opera di regista, ha creato nuovi modi di mettere in scena Shakespeare, ha effettuato interpretazioni rivoluzionarie di tragedie greche, ma è noto anche per le sue regie di autori contemporanei. La sua produzione “Cleansed” di Sarah Kane, nel 2002, ha riscosso successo al Festival d’Avignone e al Festival de Théâtre des Amériques di Montreal, rappresentando un momento decisivo per la presenza internazionale di Warlikowski.

Dal 2008 è direttore artistico del Nowy Teatre di Varsavia, dove ha diretto, fino ad oggi, quattro spettacoli basati su adattamenti: “(A)pollonia” (2009), “The End” (2010), “African Tales by Shakespeare” (2011) e “Kabaret warszawski” (2013). Attualmente lavora all’adattamento teatrale di “A la recherche du temps perdu” de Marcel Proust. Al Nowy, Warlikowski ha creato una visione personale del ruolo e del posto del teatro nella società, coinvolgendo gli spettatori nel dibattito. Il suo motto per il teatro è diventato: «Fuggire dal teatro».

Le produzioni teatrali di Warlikowski sono state presentate in occasione dei maggiori festival, tra cui: Festival di Avignone, Festival Prensa de Otoño di Madrid, Festival Internazionale di Edimburgo, Wiener Festwochen, Festival Next Wave BAM di New York, Festival di Atene, Festival Internazionale del teatro di Santiago a Mil in Cile, Festival Internazionale PoNTI a Porto, XXI Festival delle arti di scena di Seul in Corea del Sud, Festival BITEF a Belgrado.
Il lavoro di Krzysztof Warlikowski tocca anche l’opera. Warlikowski ha curato regie nei più grandi teatri d’opera, tra cui La Monnaie di Bruxelles, l’Opéra National di Parigi e la Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera. Nella sua attività di “riteatralizzazione” dell’opera, egli è percepito come un regista d’opera rivoluzionario. Tra le opere liriche messe in scena: “Iphigenia in Tauride”, “The Makropulos Affair”, “Parsifal”, “The Woman without the Shadow”, “Medea”, “Lulu” e, di recente, “Don Giovanni”.
Krzysztof Warlikowski ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il premio del sindacato francese dei critici teatrali, per la produzione di “Cleansed” di Sarah Kane del 2003, giudicato la migliore produzione in lingua straniera presentata in Francia nella stagione 2002/03. Nel 2008 i critici francesi hanno premiato anche “Angels in America”.

La sezione dei critici teatrali dell’International Theatre Institute-Unesco della Polonia lo ha premiato per aver fatto conoscere all’estero la cultura teatrale polacca. Nel 2006, riceve a Mosca il prestigioso premio Meyerhold, e nell’aprile 2008, a Salonicco, il X Premio Europa “Nouvelles réalités théâtrales”. Nel maggio 2008 il New York’s Village Voice consegna a Warlikowski l’Obie Award per la regia di “Krum” di Hanoch Levin, presentato in occasione del 25° Next Wave Festival del BAM. Nel 2011, in Russia, riceve il premio “Golden Mask” per il miglior spettacolo straniero con “(A)pollonia”, produzione del Nowy Teatre. Nel maggio 2012 la giuria internazionale del Diagilev Award di Perm, presieduta da Gérard Mortier, premia il Nowy Teatre per la pièce “African Tales by Shakespeare”. Nel 2013 viene conferita a Warlikowski l’onorificenza francese di Commandeur des Arts et Lettres.

Traduzione: Maria Elena Tondi

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TU DOV’ERI, QUANDO E’ SUCCESSO? | 2016

TU DOV’ERI, QUANDO E’ SUCCESSO?

2016

Liceo Scientifico “Leonardo Da Vinci” di Sora (FR)

Motivazione della giuria

Una capacità d’introspezione psicologica acuta e già matura ha guidato la stesura di questo brano drammaturgico intenso, serrato, in cui la rievocazione di una violenza mortale subita inchioda lo spettatore a un turbamento indefinibile, senza che mai si ricorra all’enfasi e alla retorica.

In una situazione per eccellenza statica, quella di un immaginario monologo post mortem, il linguaggio ricco d’immagini e al tempo stesso concreto, aderente alla fisicità, offre all’interprete una materia prima teatrale vibrante e animata – come evidenzia il titolo – dall’urgenza di una domanda. E proprio di domande urgenti, difficili, insidiose, anziché di facili risposte, si nutre il teatro più vivo e necessario.

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